
Le proteste contro il governo dell’ex capo dell’esercito Prayuth Chan-ocha avevano attirato folle sempre più grandi ma si erano ridotte drasticamente nel momento in cui sono stati confermati diversi focolai ed è stato dichiarato lo stato di emergenza

BANGKOK – Diverse migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Bangkok in segno di protesta contro il governo thailandese. Chiedendo una nuova costituzione, nuove elezioni e la fine delle leggi repressive. Cantando e mostrando cartelli, i manifestanti, principalmente giovani thailandesi, si sono radunati sotto il ‘Democracy monument’. Il monumento alla democrazia, di Bangkok nella parte vecchia della città.
La protesta, organizzato da un gruppo chiamato Liberation Youth, è stata la più grande nel suo genere da quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza a marzo per l’epidemia di coronavirus. Gli organizzatori hanno parlato di oltre 2mila manifestanti, con altri in arrivo verso la serata. La polizia ha circondato il monumento e ha formato cordoni per cercare di impedire ai manifestanti di occuparlo. Dagli altoparlanti, le forze dell’ordine hanno ricordato il testo della legge di emergenza in un apparente avvertimento sul fatto che il raduno fosse considerato illegale.
In migliaia in piazza contro il governo
Le proteste contro il governo dell’ex capo dell’esercito Prayuth Chan-ocha avevano attirato folle sempre più grandi. Ma si erano ridotte drasticamente nel momento in cui sono stati confermati diversi focolai ed è stato dichiarato lo stato di emergenza. Le misure di lockdown e il distanziamento sociale da allora hanno aiutato il governo a contenere la diffusione del virus, ma l’esecutivo ha mantenuto i poteri emergenziali. Mossa bollata dai critici come arma politica.
Le precedenti proteste erano state alimentate da una sentenza del tribunale di febbraio che aveva sciolto un popolare partito politico di opposizione le cui politiche di promozione della democrazia avevano attirato il sostegno dei giovani thailandesi. L’atmosfera politica si è nuovamente riscaldata a giugno, quando un importante attivista politico thailandese auto-esiliato è stato rapito per strada da uomini sconosciuti a Phnom Penh, in Cambogia. Da allora non si sono più avute sue notizie e diversi altri dissidenti tailandesi in Laos, sono stati misteriosamente rapiti negli ultimi anni. E i corpi di tre di loro sono stati successivamente nel fiume Mekong.